venerdì 20 agosto 2010

LEI / LUI

“Le scienze / Mente e Cervello”
Mensile di Psicologia e Neuroscienze – Agosto 2010
SPECIALE : Uomini e Donne
Ho acquistato il mensile pubblicizzato sulla Repubblica perché curiosa appunto di leggere lo speciale del mese.
Vari specialisti hanno analizzato il comportamento maschile e femminile rispetto a diverse problematiche.
DIVERSITA’ COMPORTAMENTALI TRA DONNE E UOMINI
LISE ELIOT – Professore associato di neuroscienze alla Chicago Medical School della Rosalind Franklin University – si è posto la seguente domanda:
E’ proprio vero che i maschi sono più aggressivi e le femmine più sensibili, o siamo noi a vedere soltanto ciò che ci aspettiamo di trovare?
E laddove ci siano reali differenze di genere, si tratta di diversità innate, come vorrebbe la tanto attuale ossessione MARTE-VENERE, o sono invece indotte dall’ambiente, vale a dire da noi?
Il professore prosegue affermando che il luogo naturale dove trovare una risposta è il cervello.
I ricercatori hanno riscontrato pochissime differenze rilevanti nella struttura o nelle funzioni cerebrali di maschi e femmine.
Il cervello maschile ha dimensioni maggiori di quello femminile, così come la testa.
Il cervello femminile finisce di crescere prima di quello maschile.
Ma non si è riscontrata nessuna connessione tra questi dati e la ragione per cui i maschi siano più portati per l’azione e le femmine per le parole, né fornisce spiegazione in merito al diverso risultato nello studio.
Quindi le differenze cerebrali sono indiscutibilmente biologiche, ma non sono necessariamente geneticamente determinate, perché attraverso la neuro plasticità, che costituisce il fondamento di tutti i processi di apprendimento e di gran parte dello sviluppo mentale dei bambini, il cervello modifica la sua struttura e le sue funzioni facendo tesoro dell’esperienza fatta.
Perciò ricevere un’educazione da “maschio o da “femmina” è determinante.
E’ vero che le differenze genetiche ed ormonali conducono il cervello maschile e quello femminile su percorsi di sviluppo diversi, ma è anche vero che le prime esperienze modificano in modo permanente la chimica e il funzionamento dei geni che si trovano nelle cellule, provocando effetti significativi sul comportamento.
Quindi la maggior parte delle differenze sessuali parte in sordina, come semplici pregiudizi rispetto al temperamento e allo stile di gioco, ma poi queste differenze vengono amplificate nel momento in cui i cervelli “colorati di rosa o di azzurro” dei bambini incontrano la nostra cultura intrisa di connotati di genere, di cui fanno parte le festicciole pomeridiane, gli incontri di lotta, i giochi da cortile e le storie tra compagni di scuola che dominano l’esistenza di maschietti e femminucce.
Mi torna alla mente la frase della madre di un compagno di scuola materna di mia figlia: “Ma lui è un maschio! E’ giusto e normale che ricorra e picchi tua figlia!”
Sono rimasta di pietra nel sentirle pronunciare quelle parole! Mi sembrava impossibile che una donna, una madre potesse pensarla così e non ho ribattuto semplicemente perché mi sono subito resa conto che non sarebbe servito a nulla perché lei, nel suo profondo, era davvero convinta che il comportamento di suo figlio fosse giusto e normale, anzi inconsapevolmente lo alimentava pronunciando quella frase davanti a lui.
La femmina per piacere deve stare sempre un passo indietro rispetto al maschio.
È quello che viene insegnato fin dalla più tenera età. Ed è quello che impedirà ai bambini, una volta divenuti adulti, di vivere serenamente i rapporti tra i due sessi.
E mi viene in mente anche l’intervista che Lorella Zanardo, autrice del documentario e del libro “Il corpo delle donne”, ha rilasciato all’ UNITA’ la settimana scorsa:
“un suo amico giornalista, tedesco, commentando le problematiche del mondo femminile in Italia che evidenziano un’enorme arretratezza culturale della società italiana, conclude affermando che la causa potrebbe essere individuata anche nella totale mancanza di autostima delle donne italiane, che non si percepiscono persone se non hanno il consenso del maschio.”
Lo sviluppo quindi di questi modelli culturali viene assicurato da quello che si insegna ai bambini
Ecco quindi che nei maschietti si prediliga sviluppare l’abilità fisica e spaziale attraverso i giochi di squadra, l’attività sportiva, macchinette e costruzioni, mentre nelle bambine si tende a stimolare i circuiti verbali e sociali attraverso i giochi con le bambole, i giochi da tavolo, i travestimenti.
Bisognerebbe invece espandere entrambe le tipologie di abilità.
Entrambi i sessi competono e lottano, ciò che li differenzia è la misura in cui questo comportamento è manifesto o nascosto.
Dato che l’aggressività fisica è un tabù più per le femmine che per i maschi, esse imparano, fin dalle scuole elementari a nasconderla sotto la superficie, negli sguardi di supponenza e nelle guerre tra amichette di cui raramente gli adulti di riferimento si accorgono.
Aggressività ed empatia sono inversamente collegate: è difficile attaccare qualcuno quando si ha una completa consapevolezza di ciò che sta provando.
Per quanto riguarda l’emotività maschi e femmine presentano meno differenze durante la prima infanzia; successivamente gli studi concordano nell’affermare che l’apprendimento sociale modella fortemente il divario maschio-femmina nel comportamento emotivo.
I maschi vengono temprati con metodi che raramente si usano con le femmine, rendendoli meno espressivi ma anche meno sensibili al sentimento altrui: ai bambini mentre crescono si insegna molto più che alle femmine a nascondere le proprie manifestazioni di paura, tristezza e tenerezza.
Così, laddove uomini e ragazzi presentano punteggi più elevati in relazione all’aggressività fisica e verbale, donne e ragazzine hanno punteggi più alti nella maggior Parte dei parametri legati all’empatia o alla consapevolezza e alla condivisione delle emozioni altrui.
Insegnare alle bambine ad essere più determinate a ai bambini ad essere più sensibili è possibile e sarebbe vantaggioso per entrambi i sessi.
Per quanto riguarda il linguaggio e le capacità cognitive è vero che le femmine presentano punteggi più elevati rispetto ai maschi nella maggior parte dei parametri relativi a produzione orale, lettura, scrittura e ortografia dalla prima infanzia e per tutta la vita, ma le differenze sono generalmente poco marcate e si modificano con l’età.
Il predominio femminile sembra sia dovuto solo alla pratica: fin dalla nascita l’esposizione al linguaggio è l’elemento determinante in assoluto più importante per lo sviluppo delle abilità verbali successive del bambino.
Ampi studi condotti in diversi paesi dimostrano che il genere è responsabile al massimo solo del 3% della variazione nell’abilità verbale dei piccoli, in confronto ad almeno un 50% determinato dall’ambiante e dall’esposizione linguistica del bambino.
Perciò quanto più i genitori riescono ad immergere i propri figli in conversazioni, letture, canzoni e storie, tanto maggiori saranno le possibilità dei maschietti di partire col piede giusto nello sviluppo di abilità linguistiche e di alfabetizzazione.
Se le femmine sono in vantaggio nelle abilità verbali, i maschi lo sono in campo spaziale, ovvero nelle capacità di visualizzare e manipolare oggetti e tra iettare nel tempo e nello spazio tridimensionale.
Le differenze sessuali nelle abilità spaziali sono tra le più marcate tra i divari cognitivi.
La rotazione mentale è influenzata dal testosterone prenatale.
Ma negli adulti il divario è ridotto, quindi è probabile che l’attività migliori nei maschi grazie alla vasta gamma di interessi che comportano capacità visive spaziali: mirare, costruire, navigare attraverso innumerevoli giochi di spazio e di guida, ai quali si dedicano molto di più di quanto lo facciano le femmine.
Le abilità spaziali sono importanti per il successo in diverse arre delle scienze e della matematica, comprese l’analisi, la trigonometria, la fisica e l’ingegneria.
Ma per quanto siano importanti, le abilità spaziali non vengono intenzionalmente insegnate a scuola.
Molti studi suggeriscono che si possono migliorare con l’esercizio, persino giocando con i video giochi. Se i maschi ne fanno naturalmente pratica nelle loro occupazioni extrascolastiche, le femmine potrebbero beneficiare di un maggiore coinvolgimento nel gioco con i puzzle tridimensionali, la guida e i giochi di tiro, oltre a sport come il baseball, il softball e il tennis.
GENERE – CULTURA – CERVELLO
In conclusione, maschi e femmine sono diversi, è vero, ma la maggior parte delle differenze psicologiche legate al sesso non è particolarmente marcata.
Le differenze nelle abilità verbali e matematiche, nell’empatia e persino nel grado di aggressività sono generalmente molto più ridotte rispetto, per esempio, alla disparità nella statura da adulti.
L’uomo, infatti, la cui altezza media è di circa 1 metro e 75, è più alto rispetto al 99% delle donne.
Quando si tratta di abilità mentali, maschi e femmine presentano più punti di sovrapposizione che di separazione. Per di più, poche di queste differenze di genere sono così fisse, o geneticamente determinate, come di solito vengono dipinte nel pensare comune.
Se è vero che sono i geni e gli ormoni ad accendere la scintilla per la maggioranza delle differenze tra uomini e donne, ciò che attizza la fiamma sono le culture essenzialmente separate in cui i bambini vengono educati.
Capire come emergono le differenze sessuali può ridimensionare tutta una serie di PERICOLOSI STEREOTIPI, e fornire a genitori e insegnanti nuove idee per l’allenamento incrociato delle menti di maschietti e femminucce, in modo da rendere sempre più ridotte le discrepanze più critiche e permettere a tutti i bambini di sviluppare in maniera più completa i loro diversi talenti.

LEI / LUI

IL LINGUAGGIO
Deborah Tannen – Insegnante di Linguistica Georgetown University – Washington

Donne ed uomini parlano lingue diverse, ma la scienza rileva che le differenze nel dialogo fra i generi non sono poi così nette come sembra.
L’autrice afferma che in trent’anni di studio volto ad evidenziare le diverse modalità che hanno donne e uomini di mettersi in relazione, ha riscontrato che i discorsi maschili tendono a focalizzarsi sulla gerarchia, ossia la competizione per un potere relativo, mentre le donne tendono a concentrarsi sulla connessione, vale a dire sulla vicinanza o lontananza relativa.
Comunque tutte le conversazioni e tutte le relazioni riflettono una combinazione di gerarchia e di connessione.
I due aspetti non sono quasi mai esclusivi, ma sono sempre intrecciati tra loro.
Infatti tutti noi aspiriamo a essere potenti e tutti vorremmo entrare in relazione con gli altri.
Quindi attraverso le analisi delle sfumature del modo di parlare di donne ed uomini, si può arrivare a chiarire come i loro stili di conversazione siano in fondo sistemi diversi per raggiungere gli stessi obiettivi.
Il contesto in cui l’interesse delle donne per la gerarchia e degli uomini per la connessione è il più ovvio ed intenso è quello familiare.
Tra i bambini ci sono delle differenze di genere: alle bambine piace scoprirsi uguali, per i maschietti è importante invece superarsi a vicenda.
Negli adulti il bisogno di identificazione femminile tra uomo e donna non funziona e genera frustrazioni ad entrambi.
Se gli uomini scambiano la rituale “obliquità” delle donne per mancanza di fiducia in se stesse o perfino per mancanza di competenza, spesso le donne equivocano rituali più diretti , considerandoli segnali di prepotenza o di scarsa sicurezza.
Però le affermazioni di eguaglianza che caratterizzano in genere le conversazioni femminili possono essere anche un modo indiretto per esercitare potere come pure il rituale di contrasto usato dagli uomini e interpretato come competitivo, può anche creare una connessione, perché, a volte superarsi a vicenda può trasformarsi in una strategia di consolazione.
Tra bambini di diverso sesso che giocano in gruppi di genere si è evidenziato che sia i bambini che le bambine riuscivano a perseguire i propri obiettivi, ma mentre i bambini lo facevano apertamente a spese degli obiettivi degli altri, spesso le bambine raggiungevano i propri scopi in maniera da soddisfare anche i desideri delle compagne di gioco.
Le differenze di genere incidono nel modo di concentrarsi sulla connessione o sulla gerarchia, ma tutti noi, in qualche misura, vorremmo ottenere risultati in entrambi i campi.
Siamo sempre impegnati in negoziati che riguardano le connessioni e il potere relativo.
LA FAMIGLIA HA GIA’ INCLUSE IN SE STESSA SIA LE GERARCHIE CHE LE CONNESSIONI.
Osservando il rapporto tra sorelle possiamo trovare una relazione fra donne profondamente competitiva e gerarchica.
Ma anche i fratelli più anziani sono spesso visti come protettivi, ma anche portati d esprimere critiche e giudizi. “incline a criticare” significa che qualcuno ritiene di sapere come gli altri possano migliorare se stessi e la propria vita, e glielo dice: genitori – fratelli – sorelle maggiori.
L’offerta di consigli, non importa quanto ben intenzionata, ossia concentrata sulla connessione, è spesso interpretata come critica, e quindi come una mortificazione.
Chi consiglia siede su un piedistallo, è superiore in conoscenze e, in virtù dell’esercizio del diritto di dire all’altro cosa fare, superiore in rango.
Molte sorelle maggiori parlano alle minori con tono di comando e autorità indiscussa, un modo di parlare che è spesso associato a quello di uomini e ragazzi.
Però allo stesso tempo, la vicinanza è il Santo Graal delle relazioni fra sorelle, così come lo è in altri contesti tra ragazze e donne.
Spesso quindi una potente rivalità accompagna i legami tra sorelle, ma può assumere l’aspetto di una competizione per la connessione.
In conclusione le sorelle sono molto competitive e nelle loro relazioni è presente un ordine gerarchico basato sull’ordine di nascita.
Ma anche i fratelli sono spesso molto vicini tra loro e hanno una forte connessione reciproca, dovuta alla convivenza nella stessa famiglia.
Dunque le relazioni familiari rendono chiaro che la vicinanza non è opposta né distinguibile da gerarchia e competizione.
Ascoltare conversazioni fra membri di una stessa famiglia rivela una miscela unica di autorità e intimità, sia nei discorsi fra donne che in quelli fra uomini.
Questo mette in luce il modo in cui gli schemi della conversazione di genere seguano strade diverse per arrivare allo stesso scopo: TROVARE IL GIUSTO BILANCIAMENTO fra vicinanza e distanza, negoziando allo stesso tempo il potere relativo.

LEI / LUI

UMORISMO DI GENERE
CHRISTIE NICHOLSON
Nonostante entrambi i generi preferiscano un partner dotato di senso dell’umorismo, c’è una sottile differenza nella modalità in cui questa preferenza si manifesta.
Le donne vogliono qualcuno che le faccia ridere, gli uomini vogliano qualcuno che apprezzi le loro battute.
La natura complementare di questi desideri non è casuale.
Uomini e donne usano l’umorismo e la risata per attrarsi a vicenda e per segnalare un interesse romantico.
Ciascun genere però raggiunge lo scopo in maniera diversa.
E man mano che una relazione progredisce il modo in cui gli uni e le altre usano l’umorismo cambia, diventando un mezzo per consolarsi a vicenda e sdrammatizzare i momenti difficili.
Nel 1996 R. Provine, docente di Psicologia all’Università del Maryland, durante le sue ricerche ha scoperto che le donne cercavano un compagno che sapesse farle ridere il doppio delle volte rispetto a quanto esse si proponessero di ricambiare il favore.
Gli uomini, d’altro canto, proponevano l’umorismo circa 1/3 di più di quanto lo richiedevano.
Dieci anni dopo un altro studio condotto d Eric R. Bressler (Westfield – Stage College) e Sgal Balshine (McMaster University) ha evidenziato un’altra DIFFERENZA di GENERE:
Le donne scelgono gli uomini più divertenti come potenziali partner, ma gli uomini non mostrano alcuna preferenza per le donne divertenti.
Il fatto che un uomo e una donna siano complementari nel gioco di domanda e offerta umoristica è stupefacente, in quanto la risata non è sotto il nostro controllo (Provine).
I ricercatori quindi sono propensi a pensare che questi desideri opposti, come molti altri comportamenti che sfuggono alla nostra consapevolezza, possano essere emersi per favorire la riproduzione.
Il sesso che fornisce più risorse allo sviluppo della prole, sarà, con tutta probabilità, il più esigente dei due.
In tutti i mammiferi questo ruolo spetta alla femmina così, il maschio deve competere per ottenere l’attenzione della femmina.
Questa forza evolutiva che genera diverse tipologie comportamentali è chiamata SELEZIONE SESSUALE.
“L’umorismo è molto sexy al primo incontro: quando abbiamo poco altro su cui basarci, una persona arguta che usa l’umorismo in modo intelligente e originale segnala moltissime informazioni, tra cui intelligenza, creatività e persino aspetti della propria personalità come l’allegria e l’apertura alle nuove esperienze” (Studi Creatività umorismo Kaufman).
Quindi se l’umorismo è un segno di creatività e intelligenza, e dunque un indicatore di geni di alta qualità, i tipi divertenti dovrebbero essere particolarmente attraenti per le donne in fase di evoluzione.
“Nel periodo fertile, le donne sceglievano uomini creativi, circa il doppio delle volte rispetto a quelli benestanti, considerati per eccellenza dei buoni papà (relazioni brevi), ma non emergeva alcuna preferenza per partner a lungo termine. (2006 Geoffrey Miller Università New Mexico)
Le donne, in genere,ridono molto più degli uomini, specialmente in gruppi misti.
“Sia gli uomini che le donne trovano molto più divertenti le battute maschili di quelle femminili” (Provine).
Questa scoperta è in linea con l’idea che gli uomini ESIBISCONO l’umorismo e le donne, le “selezionatrici”, lo APPREZZANO.
Le ultime ricerche indicano che ci sono altre ragioni che differenziano i diversi comportamenti maschili e femminili perché anche se uomini e donne risultano entrambi divertenti se confrontati nella produzione umoristica e anche se nella capacità di apprezzare l’umorismo, donne e uomini, sono su un piano di assoluta parità, il fatto che le donne ridano di più e che alle battute degli uomini si rida di più, deve essere legato a qualcosa di diverso rispetto alla persona che fa ridere.
Le ricerche hanno stabilito che le persone tendono a ridere di più mentre parlano rispetto a quando ascoltano.
Quando chi parla ride mette a suo agio il pubblico e i legami sociali sono facilitati.
Ma Provine ha rilevato una CONSIDEREVOLE ECCEZIONE: quando un UOMO parla ad una DONNA, la DONNA ride più dell’uomo.
Il fatto che le donne ridano così tanto mentre parlano con gli uomini, e che ridono più degli uomini anche quando sono questi a parlare, indica che entrano in gioco gli ISTINTI.
Gli uomini trovano attraenti le donne che ridono alle loro battute probabilmente perché la risata segnala inconsciamente interesse e piacere, è un segnale di divertimento e un invito a continuare ed è un potente indicatore quindi del livello di attrazione reciproca:
Una donna ride molto quando è attratta da un uomo o quando percepisce il suo interesse, e quella risata, a sua volta, potrebbe renderla attraente agli occhi dell’uomo o segnalare il fatto che lei apprezza la sua attenzione.
Man mano che l’attrazione si trasforma in relazione, il ruolo dell’umorismo cambia, ma la condivisione di una risata non perde la sua importanza.
Una coppia che scherza riesce a rendere divertente una situazione banale o a sciogliere la tensione.
Ma ancora una volta il ruolo dei sessi è diverso e uomini e donne si scambiano le parti: nelle relazioni a lungo termine a volte l’uso dell’ironia per gli uomini può rivelarsi controproducente perché viene usata per evitare problemi o conversazioni serie, in maniera aggressiva o canzonatoria o denigratoria.
Mentre le donne nelle relazioni a lungo termine usano l’umorismo in modo autoironico e quindi sdrammatizzando la situazione portano sollievo alla relazione.
Le coppie in cui le donne riducono il conflitto in questo modo, secondo Gotman (Psicologo di coppia), hanno più probabilità di avere un matrimonio stabile.
Con il procedere di una relazione, quindi, il senso dell’umorismo dell’uomo perde di importanza, dimostrandosi addirittura controproducente in certe situazioni, mentre l’ ironia della donna diventa una benedizione.
In conclusione durante il corteggiamento, l’arguzia di un uomo attrae la donna, e la risata di apprezzamento di lei, a sua volta suscita l’attrazione nell’uomo.
Ma quando cresce l’impegno la sfida si sposta dalla necessità di procurarsi un compagno a quella di riuscire a tenerselo.
Si tratta quindi di affinità e sintonia rispetto ai sentimenti e alle prospettive dell’altro.
L’obiettivo non è tanto intrattenere ed impressionare, quanto ridurre le tensioni interpersonali, trasmettere comprensione, e salvare la propria faccia e quella del partner.
Le donne sono più abili a sfruttare questa caratteristica dell’ironia (Martin)
UNA RISATA GENUINA E’ UNO DEI MODI PIU’ ONESTI PER DIRE: SONO CON TE.

martedì 10 agosto 2010

LA FEDELTA'

Il filosofo Umberto Galimberti su D la Repubblica del 7 agosto 2010 afferma che i dolori sofferti nell’infanzia, soprattutto quelli abbandonici, si possono compensare in due modi: o evitandogli agli altri, o gratificandosi con una soddisfazione narcisistica.
Una donna di 42 anni, dopo tredici anni tra convivenza e matrimonio, madre di tre figli, viene lasciata dal marito, figlio a sua volta di genitori separati.
Il signore in questione viene definito un “narcisista” perché, soprattutto in età adulta, la passione d’amore, che peraltro non è mai innocente, confonde le carte , e fa apparire come amore per l’altro quello che in realtà è una conferma che siamo ancora appetibili e desiderabili.
E siccome l’amore di sé è di gran lunga più potente dell’amore per l’altro, alla gratificazione narcisistica, soprattutto se non riconosciuta, è difficile resistere.
I figli soffriranno, anche se i rapporti fra i coniugi separati saranno “civili” perché i figli, che sul padre e sulla madre avevano investito il loro amore, constatano che non erano poi così importanti per il genitore che se ne è andato.
Ovviamente, crescendo, se ne faranno una ragione, ma sarà una ragione triste, che alimenterà vissuti depressivi, oppure una sfiducia di base a stringere legami, come à facile constatare nei giovani di oggi che si amano senza impegno e, quando decidono di convivere, lo fanno solo se garantiti che la loro scelta è revocabile
Le crisi matrimoniali non dipendono solo da una incompatibilità tra coniugi, ma molto spesso da una concezione, oggi sempre più diffusa, che risolve l’amore nella passione.
Da questo punto di vista è chiaro che il matrimonio, per il solo fatto di essere una promessa irrevocabile, appare, come dice Tolstoj, un “inferno”.
Ma l’amore passione è l’unico modo in cui si può declinare l’amore?
Se passione vuol dire “patire l’altro”, dov’è mai il governo di sé nella conduzione della propria vita?
Galimberti prosegue scrivendo che non intende con questo dire che la fedeltà è un valore, anzi, come scrive Denis de Rougemont: “La fedeltà è assurda almeno quanto la passione, ma dalla passione si distingue per un costante rifiuto di subire i suoi estri, per una costante presa sul reale, che cerca di non fuggire ma di dominare”.
Ma il “reale” nella cultura di oggi cos’è?
In una società dove i rapporti personali seguono lo schema dei prodotti di cosumo, per cui tutto, dalla scelta di un amico a quella di un amante, di una moglie, di un marito o di una carriera, può essere suscettibile di una cancellazione immediata, non appena all’orizzonte si profilano opportunità più vantaggiose o seducenti? (Christopher Lasch)
In questo tipo di cultura, dove tutto è interscambiabile, diventano sempre più difficili le scelte irreversibili, anche se, a furia di revocare le proprie scelte, difficilmente si costruisce una biografia, in cui potersi riconoscere come soggetti di vita e non semplici oggetti di passione.
Se è vero che la felicità non ignora la passione e forse neppure la sua sregolatezza, è altrettanto vero che non si accontenta di una gioia passiva, perché la felicità vuole CREARE.
Si potrebbe stabilire quindi che IL MATRIMONIO DOVREBBE ESSERE CONSENTITO SOLO AI CREATORI.